La lunghissima vita del parquet in “legno guarito”

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Il parquet, quando è di qualità, può avere una vita lunghissima. Parliamo di decenni, se si è abbastanza attenti nel prendersene cura e nell’usare i prodotti giusti (come quelli della gamma Solid di Renner Italia!). Talvolta anche di più, visto che non sono rari i casi in cui aziende specializzate riescono a recuperare pavimenti in legno con oltre un secolo di storia alle spalle. Tuttavia anche il miglior parquet arriva prima o poi al suo “fine vita”. Finora le soluzioni erano due: smaltirlo, oppure riutilizzare le assi recuperabili per altri impieghi. Nel prossimo futuro, tuttavia, potrebbe esserci un’altra opzione. Alcuni scienziati, infatti, hanno trovato il modo di riutilizzare il vecchio legno (anche trucioli e segatura) trasformandolo in un nuovo materiale con caratteristiche straordinarie: il “legno guarito”.

Un nuovo materiale dal legno dismesso

Una grande catasta di rifiuti legnosi, tra assi, pallet e frammenti vari

Ogni anno nel mondo estraiamo circa 100 miliardi di tonnellate di materiali dalla superficie terrestre. Una cifra quasi inimmaginabile. Per di più il 70% di questa impressionante quantità finisce bruciata come combustibile o utilizzata per poco tempo e poi scartata. Lo spreco di risorse è evidente. E in un pianeta ormai allo stremo questa non è una buona notizia. Per questo si studiano con urgenza sempre maggiore soluzioni all’insegna del risparmio energetico e del riuso del materiale che è già in circolazione.

La scoperta in questione riguarda il legno. Orlando Rojas, ingegnere chimico e biologico dell’Università della Columbia Britannica, in Canada, è riuscito, insieme ad altri scienziati, a trasformare il legno di recupero in un nuovo materiale. È cinque volte più resistente dell’acciaio e l’hanno chiamato “healed wood”, cioè “legno guarito”.

Che cos’è il “legno guarito”

Delle provette in laboratorio con un contagocce che versa un liquido azzurro in una di esse

Attraverso un processo chimico, utilizzando un solvente (la dimetilacetammide) e il cloruro di litio, si priva il legno della lignina, il polimero organico che si trova nella parete cellulare delle piante legnose. In questo modo le nanofibrille di cellulosa — anch’esse presenti sulle pareti cellulari — sono lasciate esposte. Unendo due elementi di legno trattati in tale maniera, le nanofibrille si agganciano creando un legame fortissimo.
Questo “nuovo legno” ha proprietà meccaniche assai migliori rispetto al legno tradizionale. La resistenza è addirittura cinque volte superiore a quella dell’acciaio.
Il processo, inoltre, può essere ripetuto più e più volte.

In questo modo i rifiuti legnosi possono diventare materiale per creare altro, strutture comprese. Inoltre il procedimento permetterebbe di prolungare — e di molto — la vita di prodotti già esistenti, parquet compreso.

Al momento non si sa ancora se e quando questa scoperta potrà essere applicata all’industria della lavorazione del legno. Rojas ha però spiegato alla rivista scientifica New Scientist che i processi utilizzati non sono molto diversi da quelli della tradizionale lavorazione del legno, quindi in un prossimo futuro potrebbero aprirsi nuovi e affascinanti scenari.

Un salotto minimale con parquet con una grande finestra orizzontale che prende un'intera parete e si affaccia su un panorama montano

Superficie di un parquet in peroLa caratteristica texture del legno di ovangkol