In futuro avremo un parquet coltivato in laboratorio?

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Naturale, vivo, in perenne evoluzione. La bellezza del legno sta tutta qui, oltre che nelle sue caratteristiche fisiche e meccaniche, che lo rendono uno dei migliori materiali possibili per costruire, per decorare, da abitare. Nonostante sia utilizzato dall’uomo fin dalla notte dei tempi, il modo in cui approvvigionarsi del legno non è mai cambiato. Sono evolute le tecniche, gli strumenti sono sempre più avanzati e le tecnologie, soprattutto in fase di lavorazione finitura, continuano a migliorare. Eppure il legno si ricava sempre allo stesso modo: dagli alberi. Ma nel prossimo futuro, forse, anche questa certezza potrebbe cadere. Si sta infatti studiando un legno prodotto in laboratorio. L’esperimento è opera del MIT ed è molto promettente. In futuro, quindi, potremo avere un parquet coltivato in laboratorio.

Perché un legno in laboratorio?

Microfotografia di una sezione di pino con ben visibili le cellule della pianta

Perché voler far crescere del legno in laboratorio? I motivi sono soprattutto due:

  • contrastare la deforestazione, che è un problema reale, soprattutto laddove crescono essenze esotiche. Secondo la Valutazione globale delle risorse forestali pubblicata dal FAO nel 2020, un terzo delle terre emerse del nostro pianeta è coperto di foreste. Tuttavia il tasso di deforestazione è molto alto. Ogni anno perdiamo in media 10 milioni di ettari di alberi. Le aree più colpite sono quelle tropicali, principalmente in Africa e in Sud America. La deforestazione non è solo dovuta all’industria del legno. Le responsabilità maggiori sono dell’agricoltura intensiva (che necessita di spazi sempre maggiori), dell’urbanizzazione e degli incendi. Oltretutto oggi c’è grande attenzione riguardo all’uso di legno che provenga da foreste certificate. Tuttavia poter ridurre ulteriormente l’abbattimento di boschi e foreste è una prospettiva non da poco;
  • ottenere un legno dalle caratteristiche fisiche e meccaniche ben precise. Questo è lo scenario probabilmente più interessante, perché permetterebbe di lavorare su tipi di legno con peculiarità difficili a trovarsi in natura, o di migliorare proprietà naturali già presenti. Soprattutto nel campo dell’edilizia e dell’arredamento, questo potrebbe diventare un punto di partenza per una completa rivoluzione del modo di progettare e costruire.

Com’è stato ottenuto il legno coltivato in laboratorio

Delle zinnie di diversi colori, tra giallo, rosso e fucsia

A guidare lo studio è stata la giovane ricercatrice Ashley Beckwith del MIT, il celebre Massachusetts Institute of Technology di Cambridge, vicino Boston, negli Stati Uniti.
Beckwith e la sua squadra sono partiti da una pianta di Zinnia elegans, un coloratissimo fiore della famiglia delle Asteraceae (come il cardo, il carciofo e la camomilla).
Estraendo le cellule da alcune foglie di zinnia, gli scienziati le hanno dapprima isolate in una soluzione liquida per poi trattarle con un gel arricchito da ormoni e sostanze nutritive. La sostanza ottenuta, stampata in 3D per dare la forma desiderata, è stata poi messa in incubatrice per diverse settimane fino a ottenere un legno.

I tempi sono ovviamente molto più brevi rispetto a quelli della normale crescita di una pianta. Inoltre, “giocando” con gli ormoni è possibile dare al materiale caratteristiche differenti.

Le prospettive future

Due mani con guanti azzurri si passano una provetta con un liquido giallo in un laboratorio

«Gli alberi costituiscono una materia prima non ideale, con una crescita lenta, dipendente dal clima e dalla stagionalità, basse rese di prodotti di alto valore e suscettibilità a parassiti e malattie» recita l’abstract della ricerca, pubblicata pochi mesi fa. «Ricerche recenti hanno offerto un approccio per generare materiali a base vegetale in vitro senza la necessità di raccogliere o elaborare piante intere, consentendo così: produzione localizzata ad alta densità, eliminazione della raccolta e del trasporto ad alta intensità energetica, lavorazione ridotta e resilienza climatica intrinseca».

A semplificare ulteriormente il concetto è lo scienziato Luis Fernando Velásquez-García, che fa parte del team di ricerca e ha detto: «se vuoi un tavolo dovresti semplicemente farlo crescere».

Il prossimo passo, per i ricercatori, sarò quello di sperimentare il medesimo processo con cellule ricavate non da un fiore bensì da alberi.
Le prospettive sono quindi molto interessanti. E chissà se in futuro vedremo anche le nostre case arredate con parquet coltivato in vitro?

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