Ci sono ancora migliaia di essenze di parquet da scoprire

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Il nostro pianeta è popolato da decine di migliaia di specie arboree. Il legno di alcune di esse è utilizzato per i pavimenti: sono le cosiddette essenze: dal rovere al castagno, dal wengé all’afrormosia. Come sottolineiamo spesso su questo sito, ciascuna di esse ha le proprie caratteristiche che la rendono unica e più o meno indicata in particolari ambienti e per specifici usi. Esiste, tuttavia, un grandissimo numero di specie ancora da scoprire, e dunque di potenziali nuove essenze di parquet.
Lo dimostra uno studio internazionale, che sostiene siano migliaia le specie tuttora sconosciute.

Quante specie di alberi esistono?

Vista dall'alto delle cime degli alberi di un grande bosco di conifere

Secondo le stime degli scienziati circa il 90% della biomassa totale del nostro pianeta è relativa ai vegetali. In pratica, immaginando di “pesare” tutti gli esseri viventi che abitano la Terra, il gruppo delle piante sarebbe quello che fa alzare di più il metaforico ago della bilancia. Si tratta, appunto, di calcoli e non di dati empirici. Sarebbe attualmente impossibile andare a misurare davvero la massa di ogni singolo albero, arbusto o filo d’erba. Tanto più che non sappiamo davvero neanche il numero totale delle specie.

Per quanto concerne i soli alberi, qualche anno fa il Botanic Gardens Conservation International, organismo internazionale che riunisce giardini botanici e banche dei semi, aveva stimato il numero di specie arboree in circa 60.000, raccogliendole in un database in continua evoluzione. In Italia, ad esempio, ci sarebbero circa 155 specie differenti.
In realtà ogni anno, in tutto il mondo, escono fuori nuovi esemplari finora sconosciuti, e c’è ancora molto da scoprire, come dimostra un recentissimo studio della Global Forest Biodiversity Initiative.

Quasi 10.000 specie ancora da scoprire

Uno studioso con taccuino, visto di spalle in mezzo a una foresta equatoriale

La Global Forest Biodiversity Initiative, in breve GFBI, è una piattaforma internazionale che mette insieme istituti universitari di tutto il mondo, dagli Stati Uniti all’Australia, dalla Germania all’Italia. Oltre a occuparsi di scienze forestali, studia e gestisce il più grande database mondiale relativo alle foreste e ai singoli alberi. La banca dati copre circa 70 paesi in tutti i continenti (Antartide esclusa) e tiene sotto osservazione più di un milione di appezzamenti forestali a livello globale.

L’ultimo studio del GFBI è iniziato nel 2015 e si è concluso a inizio 2022 con la pubblicazione sulla rivista scientifica Prooceedings of the National Academy of Sciences. A riassumerne i contenuti è l’Università di Udine, che fa parte del progetto.

Ecco ciò che è uscito fuori dalla ricerca:

  • sono circa 73.300 le specie arboree che si stima siano presenti sul nostro pianeta: è il 14% in più di quanto si pensava;
  • circa 9.200 di esse sono ancora sconosciute. Un terzo di queste sarebbe costituito da specie rare, con pochi esemplari;
  • il 43% del totale delle specie di alberi sono localizzate nell’America del Sud; a seguire ci sono l’Eurasia (22%), l’Africa (16%), l’America del Nord (15%) e l’Oceania (11%);
  • quelle più a rischio di estinzione — per via dei cambiamenti climatici e della deforestazione — sono le specie rare che si trovano nelle foreste equatoriali.

Tra le specie sconosciute potrebbero “nascondersi” nuove essenze di parquet?

Una scienziata sorridente con gli occhiali mette un campione con una pinzetta in un barattolo, accanto a degli alberi in un bosco

«Solo grazie all’impegno degli enti territoriali e nazionali che conducono periodicamente inventari su larga scala, rendendo poi disponibili i dati agli enti di ricerca, e all’impegno congiunto di questi ultimi, è possibile aumentare la nostra comprensione di questi ecosistemi così fondamentali per l’umanità e quantificare la loro risposta ai cambiamenti globali in atto che tanto ci preoccupano. In questo caso, siamo riusciti a comporre una parte del mosaico, raffinando la nostra conoscenza sulla diversità custodita all’interno delle foreste. Lo abbiamo fatto insieme come una squadra, condividendo ciascuno la propria tessera» ha dichiarato Giorgio Alberti, professore di assestamento forestale e selvicoltura all’Università di Udine.

L’impatto di uno studio di questa portata è enorme. Innanzitutto fornisce dati preziosissimi per la valutazione delle conseguenze delle attività umane sulla salute e sull’equilibrio naturale del nostro pianeta. Inoltre offre informazioni utili per la conservazione e la salvaguarda delle specie più rare e a rischio.
Oltre a tutto questo, però, ci sono anche altri aspetti, importanti per diversi settori industriali, da quello farmaceutico (quali principi attivi potrebbero “nascondersi” nelle piante ancora da scoprire?) a quello della filiera del legno e dell’arredo. Tra le circa 10.000 nuove specie che non conosciamo potrebbero essercene alcune da studiare per lo sviluppo di nuove soluzioni, ovviamente nell’ottica della sostenibilità, senza andare a metterne in pericolo a la sopravvivenza.

Due mani con guanti bianchi saggiano la superficie di un tronco d'albero

Superficie del parquet in bubinga con le tipiche venature e il colore rossastro