Il parquet in bambù

 In evidenza, Storia del parquet

Come ciascuna essenza del legno, anche il bambù ha le proprie peculiarità meccaniche ed estetiche. Per questo può essere più o meno adatto a determinati usi e a particolari ambienti. Scopriamo dunque meglio pregi e difetti di un parquet in bambù, materiale che molti definiscono “l’acciaio del legno”. Anche se va detto che, tecnicamente, non si tratta effettivamente di legno perché le caratteristiche anatomiche e istologiche sono differenti.

Da dove viene il parquet in bambù

Piante di bambù da cui si può ricavare il parquet

Quella delle Bambusoideae è una sottofamiglia di piante appartenenti alla famiglia delle delle Poacee (dette anche graminacee). Il nome bambù (o bamboo) deriva dal malese mambu e sono centinaia le diverse specie chiamate in questo modo, perlopiù originarie dell’Asia.
La pianta maggiormente utilizzata in edilizia e per la realizzazione di parquet è la Phyllostachys Pubescens, che cresce solo in Estremo Oriente, nelle zone tropicali di Cina, Giappone e Corea. Viene chiamata anche Moso o Mao Bambù.

Questo tipo di pianta può crescere anche a 1000 metri di altitudine, dove gli inverni sono relativamente rigidi e le estati calde. L’altitudine e l’escursione termica fanno in modo di rendere più denso e resistente il bambù.
Caratterizzata da una notevole velocità di crescita, la Phyllostachys può raggiungere in soli 12 mesi i 15 metri di altezza e 18/20 cm di diametro.
Tale rapidità rende la scelta di questo materiale ottima nell’ottica della sostenibilità ambientale. Il “legno” per il parquet, infatti, solitamente si ricava da piante di appena tre anni, alte dai 20 ai 30 metri. Inoltre il bambù non ha bisogno di fertilizzanti e antiparassitari e, una volta tagliato, si rigenera da solo tornando alle stesse dimensioni pre-taglio in circa tre anni.

Il colore del parquet vira dal bianco al giallo chiaro. Può anche essere scurito per mezzo di una tecnica detta carbonizzazione.

Come viene ricavato il parquet in bambù

Pianta di bambù

La pianta viene tagliata in asticelle che vengono poi incollate o pressate tra di loro. Viene usato il nerbo centrale in quanto regge meglio l’incollaggio senza il rischio di sfaldarsi nel corso del tempo.
In base a come sono disposizione le asticelle si hanno tre tipologie di parquet:

  • orizzontale: le asticelle vengono messe orizzontalmente rispetto al piano di appoggio per costituire più strati, in questo modo i nodi del bambù sono in evidenza;
  • verticale: le asticelle sono in verticale rispetto al piano di appoggio. I nodi si notano meno e il pavimento è composto da un solo strato;
  • pressato (o strand woven): le asticelle non sono incollate ma pressate tra loro. Con questa tecnica si raggiunge una durezza superiore.

I pregi del parquet in bambù

Parquet in bambù

  • Resistenza, durevolezza e robustezza sono notevoli. Supera in durezza i legni più comuni usati per i parquet.
    In alcuni casi viene paragonato all’acciaio, tanto che a Hong Kong viene ancora oggi come materiale edile, soprattutto nelle impalcature per la costruzione di grattacieli e ponti.
  • È molto leggero e flessibile.
  • Non risente molto dell’umidità. Può essere tranquillamente usato in bagni e cucine, ma anche all’aperto.
  • Ha un’alta resistenza al fuoco e tempi di combustione assai lenti.
  • Presente una buona tolleranza agli sbalzi termici.
  • Si pulisce facilmente e non necessita di grande manutenzione.
  • È ecosostenibile. Come già detto, si rigenera molto velocemente. Inoltre riesce a imprigionare fino a 17 tonnellate di CO2 per ettaro all’anno (un bosco assorbe una quantità 40 volte inferiore).

I difetti del parquet in bambù

  • Tende a graffiarsi in superficie.
  • Nonostante sia molto resistente all’umidità, tende comunque a dilatarsi quando i livelli sono troppo alti.
  • Nella maggior parte dei casi viene importato dall’estero, vanificando quindi — per via del trasporto — le caratteristiche di sostenibilità ambientale.
  • Non è malleabile come i legni utilizzati per il parquet.

Qualche consiglio per garantire la durata di un parquet in bambù

Qualche consiglio per garantire la durata di un parquet in bambù

Se si vuole questo tipo di pavimento, è possibile levigarlo (per rendere la superficie liscia ed uniforme), spazzolarlo (per renderlo più ruvido) o piallarlo a mano (per un effetto anticato).
La finitura ideale è quella a olio. La linea Solid di Renner Italia ha dei prodotti perfetti in base al colore e all’ambiente. Per il parquet in bambù chiaro è consigliabile usare SolidOilNature, a bassa opacità. Per quelli più scuri è invece più adatto SolidOil.
Qualora si decidesse di adottare un parquet per esterno, allora la scelta ricadrà su SolidDeck, una formulazione appositamente pensata per il decking.
Oltre a nutrire e proteggere il pavimento (anche dall’effetto dei raggi UV), l’olio ha il vantaggio di consumarsi naturalmente nel tempo senza sfogliare, e di poter essere rapidamente ripristinato in tutta la sua bellezza con un nuovo trattamento.

La pulizia giornaliera è molto semplice, basta usare una comune scopa o un aspirapolvere (non eseguire mai una pulizia a vapore). Per il lavaggio si può usare un panno inumidito o detergenti appositi come SolidClean, un detergente neutro all’acqua indicato per tutti i tipi di parquet.

Il bambù ha bisogno di “respirare”, quindi è preferibile areare le stanze.
Un tappetino fuori dalla porta, per evitare che sassolini o detriti, farà in modo di evitare il più possibile i graffi. Meglio usare anche i feltrini sotto le sedie e i tavoli.

In oriente il bambù viene usato anche come materiale da costruzione

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