La resistenza allo scivolamento del parquet
Nelle pavimentazioni domestiche le classi di resistenza allo scivolamento non sono solitamente tenuta molto in considerazione al momento dell’acquisto. Nei locali pubblici e nei luoghi di lavoro, invece, questo aspetto riveste un’importanza centrale.
Cerchiamo di capire di cosa si tratta, cos’è il coefficiente di attrito, e se il parquet — in quest’ottica — è un buona scelta.
Indice
Cosa sono le classi di resistenza allo scivolamento
Le classi di resistenza allo scivolamento sono delle categorie specifiche, utilizzate per definire e quantificare la capacità di aderenza di una superficie impiegata come pavimentazione.
Dato che ne va della sicurezza degli utilizzatori, si tratta di un aspetto cruciale al momento di progettare, scegliere e installare un pavimento, soprattutto per quanto riguarda gli spazi pubblici, sia interni che esterni.
Esistono diverse classi, i cui parametri cambiano in base ai metodi di misurazione della resistenza allo scivolamento e alle normative (più avanti vedremo le principali).
L’elemento centrale per definire tali classi, comunque, è il cosiddetto coefficiente di attrito. Più questo è alto, più la superficie sarà antisdrucciolevole.
Il legno è un materiale con ottima resistenza allo scivolamento
Rispetto ad altri materiali impiegati per la pavimentazione, il legno ha naturalmente un grande resistenza allo scivolamento. Ovviamente non tutte le essenze hanno il medesimo coefficiente di attrito. Ma a essere davvero fondamentale è la finitura. È questa, infatti, a offrire più o meno resistenza.
Generalmente, più una finitura è opaca e più resistenza allo scivolamento essa offre. Se in ambiente domestico, tuttavia, questa differenza è trascurabile, è nei luoghi pubblici e negli ambienti di lavoro, dove è molto più alta la possibilità del verificarsi di perdite di agenti esterni (ad esempio acqua o olio), che la finitura diventa fondamentale. Così come nelle pavimentazioni da esterno.
Per quanto riguarda il parquet, pensiamo al decking installato in un giardino, su una terrazza o a bordo piscina!
Per questo, nei prodotti per la finitura del decking è essenziale andare a controllare le certificazioni. Ed ecco anche perché la manutenzione regolare del parquet è essenziale per preservare il suo coefficiente di scivolamento. La pulizia accurata e l’uso di prodotti specifici possono infatti contribuire a mantenere il pavimento sicuro nel tempo.
Tra i prodotti della gamma Solid di Renner Italia, SoliDeck, l’olio protettivo all’acqua specifico per il decking, è certificato secondo la normativa italiana sulla resistenza allo scivolamento. È quindi importantissimo usarlo sul proprio parquet da esterno.
La normativa italiana sulla resistenza allo scivolamento
L’unico standard tecnico ufficiale in Italia è il Decreto Ministeriale 236 del 1989, relativo alle “prescrizioni tecniche ai fini del superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche”.
Di pavimentazioni e di coefficiente di attrito si parla nell’articolo 8.2.2 di tale Decreto. Esso dice: «Per pavimentazione antisdrucciolevole si intende una pavimentazione realizzata con materiali il cui coefficiente di attrito, misurato secondo il metodo della B.C.R.A. (British Ceramic Research Association) sia superiore a: 0,40 per elemento scivolante cuoio su pavimentazione asciutta – 0,40 per elemento scivolante gomma su pavimentazione bagnata – i valori predetti di attrito non devono essere modificati dall’apposizione di strati di finitura lucidanti o di protezione, che, devono essere applicati sui materiali prima della prova. Le ipotesi di pavimentazione asciutta o bagnata devono essere assunte in base alle condizioni normali del luogo ove sia posta in opera».
Cos’è il metodo B.C.R.A.? Esso – chiamato anche tortus, dal nome del primo macchinario col quale veniva condotto questo test — consiste in una prova che permette di misurare il coefficiente di attrito dinamico per mezzo di un elemento scivolante standard, che può essere di cuoio o di gomma. Questo viene fatto scivolare, attraverso un dispositivo a velocità costante (detto scivolosimetro), sulla superficie della pavimentazione da testare.
Tale test darà risultati compresi tra 0 e 1, dove 0 è la totale assenza di attrito e 1 il massimo attrito. Questi i valori standard:
- < 0,2 = scivolosità pericolosa;
- tra ≥ 0,2 e < 0,4 = scivolosità eccessiva;
- tra ≥ 0,4 e < 0,74 = attrito soddisfacente;
- > 0,74 = attrito eccellente.
Secondo la norma, i valori minimi di coefficiente di attrito per le pavimentazioni antiscivolo sono di 0,40 per l’elemento scivolante in cuoio su pavimentazione asciutta e di 0,40 per l’elemento scivolante gomma su pavimentazione bagnata.
Gli altri metodi di misurazione del coefficiente di scivolamento
Tra i metodi più utilizzati a livello europeo, c’è il tedesco DIN 51130. Questo prevede l’utilizzo di una rampa inclinata su cui viene fatto scivolare un operatore che indossa scarpe di sicurezza. I risultati del test danno una classificazione delle pavimentazioni che si basa sull’angolo di inclinazione massimo sopportato. I valori vanno da R9 a R13:
- R9 = coefficiente di attrito basso. Antisdrucciolevole fino a un angolo di inclinazione da 3° a 10°;
- R10 = coefficiente di attrito normale. Antisdrucciolevole fino a un angolo di inclinazione da 10° a 19°;
- R11 = coefficiente di attrito aumentato. Antisdrucciolevole fino a un angolo di inclinazione da 19° a 27°;
- R12 = coefficiente di attrito alto. Antisdrucciolevole fino a un angolo di inclinazione da 27° a 35°;
- R13 = coefficiente di attrito molto alto. Antisdrucciolevole fino a un angolo di inclinazione maggiore di 35°.
Un altro metodo è il DIN 51097, che invece offre valori relativi alla scivolosità a piedi nudi. Si misura anche in questo caso con un operatore, stavolta senza scarpe, su una rampa inclinata.
I risultati possono essere A (aderenza media: da 12° a 18°), B (aderenza elevata: da 18° a 24°), o C (aderenza forte: più di 24°).
Esistono molti altri tipi di test, così come di classificazioni, e non c’è ancora uno standard internazionale universalmente valido.